martedì 16 settembre 2008

quando la mafia non esiste di Don Marcello Cozzi

Potenza, 19.05.2008 di Marcello Cozzi
Quando la mafia non esiste
C’è una Basilicata che mai nessun libro potrebbe contenere per quanto è grande: è quella della tantissima gente che onestamente e in silenzio si spezza la schiena dalla mattina alla sera, è quella dei tanti uomini e delle tante donne che pur di non perdere la propria dignità, negli anni hanno preferito fare le valige e oltrepassare i confini per portare un pezzo di pane a casa; è quella contadina che negli anni Cinquanta ha difeso con i denti il diritto alla terra, è quella ferita che risorge con dignità dalle macerie del terremoto dell’80, quella vigile che vuole evitare altre macerie, ancor più catastrofiche, marciando in 100.000 a Scanzano, quella operaia della Fiat di Melfi che nel 2004 lotta perché il lavoro, ogni tipo di lavoro sia sempre al servizio dell’uomo e mai la sua condanna.
Ed è quella che chiede conto della Basilicata raccontata in questo libro, che non si rassegna al silenzio della prepotenza, quella che cerca verità, che chiede giustizia, che vuole trasparenza.
Ma c’è anche la Basilicata di cui si parla in questo libro – un piccolo pezzo, a dire la verità –, ma è un pezzo scomodo, un pezzo che non è mai piacevole raccontare e che ti fa soffrire quando lo denunci. La sua è una storia controversa. Ai più sconosciuta. Una storia di morti ammazzati e di mafiosi, non tanti, ma sempre troppi per una regione da sempre vista come isola felice. Una storia di affari, ma anche di complotti; e di magistrati che diventano “incompatibili” appena smettono di archiviare, o di condannare semplici delinquenti, e iniziano a mettere testa in certi affari scottanti.
Questo libro nasce, prima di tutto, dalla voglia di sapere e di capirne di più, si alimenta poi al sacro fuoco dell’indignazione non solo per le tante storie spezzate ma soprattutto quando la negazione diventa sistema, e si offre infine come semplice e umile strumento a servizio della gente, perché tutti sappiano, e perché nel futuro, che è già iniziato, non si facciano più gli stessi sbagli.